2.1 Carbon Footprint and Circular Assessment: sviluppo concettuale del modelloLa ricerca sui temi della Carbon Footprint e Circular Assessment ha evidenziato come, nonostante l’esistenza di standard consolidati per la rendicontazione delle emissioni a livello di organizzazione o di prodotto, manchi ancora una metodologia univoca per valutare l’impatto ambientale di un’intera supply chain. In particolare, le emissioni di tipo Scope 3, che rappresentano la quota più rilevante del totale, risultano difficili da misurare a causa della scarsa disponibilità di dati primari e della limitata collaborazione tra i diversi attori di filiera.Per colmare questo vuoto, è stato sviluppato il modello concettuale di Carbon Footprint di Supply Chain (CF-SC), pensato per stimare le emissioni aggregate di una filiera sulla base delle relazioni finanziarie e di fornitura tra imprese. Accanto a questo, è stato proposto anche un nuovo approccio di calcolo, denominato “metodo basato sull’allocazione della CFO”, che consente di stimare le emissioni Scope 3 upstream utilizzando i dati di Carbon Footprint di Organizzazione dei fornitori, senza dover ricorrere a costosi e complessi studi di Life Cycle Assessment per ciascun prodotto o servizio. Questo metodo, pur con un livello di precisione inferiore rispetto agli LCA specifici, rappresenta un compromesso efficace tra accuratezza e sostenibilità economica, soprattutto in filiere caratterizzate da produzioni omogenee.Parallelamente, la ricerca ha analizzato i modelli esistenti per la valutazione dell’economia circolare, mettendone in luce potenzialità e limiti. A partire da queste evidenze, è stato sviluppato un nuovo modello di valutazione della circolarità orientata alla decarbonizzazione, in grado di misurare il grado di predisposizione di un’azienda all’adozione di pratiche circolari con impatti concreti sulla riduzione delle emissioni. Il modello individua sei aree strategiche di intervento: utilizzo di materie seconde, progettazione per durabilità e riuso, gestione dei fine vita, efficienza energetica, logistica sostenibile e collaborazione tra partner di filiera.In sintesi, la ricerca ha messo a punto un quadro metodologico e operativo che aiuta imprese e filiere a misurare, ridurre e rendere visibili le proprie emissioni, integrando l’approccio alla decarbonizzazione con i principi dell’economia circolare e contribuendo così a costruire percorsi concreti verso la sostenibilità.
2.3 Supply Chain Risk Assessment: sviluppo concettuale del modelloLa ricerca sul rischio di interruzione di fornitura è partita dall'analisi della letteratura e degli strumenti esistenti. Questa ha permesso di sottolineare come oggi la valutazione del rischio si sia concentrata su singoli aspetti, più spesso finanziari, operativi o geopolitici, senza proporre un modello davvero integrato che consideri anche aspetti di sostenibilità. Questa mancanza diventa particolarmente rilevante nelle supply chain globali, sempre più complesse e interconnesse, dove l’esposizione a fattori esterni aumenta la probabilità e la gravità delle interruzioni. Il settore ceramico italiano rappresenta un caso esemplare essendo caratterizzato da reti di fornitura internazionali e esposizione crescente a rischi di sostenibilità.Per rispondere a questa esigenza è stato sviluppato il Systemic Risk Assessment Model of Supply Chain (SyRAM-SC), un modello che integra in un unico framework sei principali categorie di rischio: finanziario, operativo, geopolitico, naturale, cybersicurezza e ESG, ovvero l'esposizione a non-compliance con norme ambientali, sociali o di governance. Ciascuna dimensione viene misurata attraverso indicatori specifici, individuati tra tool esistenti o sviluppati ad hoc: dai rating di solidità economica, agli indici di sostenibilità , dai parametri operativi come ritardi e non conformità fino ai dati su rischi geopolitici, climatici e informatici. In parallelo sono stati definiti indicatori di danno economico, legati a perdita di clienti, mancati ordini, costi di ripristino e danni reputazionali. L’interazione tra probabilità e impatto permette di stimare in modo sintetico la vulnerabilità dell’impresa alle interruzioni.Il modello è applicabile a due livelli. L’applicazione singola si concentra su un fornitore specifico e consente di valutarne il rischio complessivo, individuando i partner più fragili e supportando decisioni operative di selezione e mitigazione. L’applicazione aggregata, invece, amplia la prospettiva a tutta la supply chain, includendo fornitori indiretti (tier 2, tier 3, ecc.) e introducendo una nuova dimensione: il rischio di fornitura indiretto, che misura l’esposizione ai livelli precedenti della catena. In questo modo è possibile calcolare il rischio sistemico complessivo di un’intera rete di fornitura.In conclusione, il SyRAM-SC si propone come un modello completo e dinamico, capace di cogliere l’interdipendenza tra i diversi attori della supply chain e di analizzare come eventi negativi si propagano lungo la catena. Non si limita a misurare rischi isolati, ma integra prospettive diverse e permette di valutare i fornitori sotto tutti gli aspetti rilevanti.